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I mercati internazionali hanno permesso al settore di reggere alla crisi. La migliore performance la ottengono i tessuti utilizzati per il letto

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Tovaglie in cotone antimacchia, materiali ignifughi, rivestimenti pregiati. La parola d’ordine per le aziende italiane specializzate nel tessile-casa è nobilitare il prodotto tradizionale per vincere la partita con i competitor e conquistare così nuovi consumatori anche oltre confine. Proprio i mercati internazionali hanno permesso al settore «di trovare negli ultimi anni una spinta alla crescita e quindi di reggere tutto sommato bene alla crisi», osserva Cecilia Gilodi, responsabile centro studi di Sistema Moda Italia. Che aggiunge come le esportazioni nel 2015 hanno contribuito al fatturato del comparto per 470 milioni di euro (su un totale di circa un miliardo di euro), in crescita del 5% su base annua. «Primo sbocco sono gli Stati Uniti, dove l’export è aumentato del 14%, seguiti da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito». A mettere a segno la migliore performance sono stati soprattutto i tessuti utilizzati per il letto, per l’arredo (tende e tappeti) e per la tavola, mentre è risultato più debole il segmento bagno: «Le aziende italiane stanno puntando sul design e sulla forte qualità del prodotto. C’è stato uno spostamento verso l’alto dell’offerta e hanno cercato di fare leva sulla forza del Made in Italy». Buoni anche i dati relativi all’import, che ha raggiunto i 745 milioni di euro, grazie a un incremento del 2,4% (con Cina, Pakistan, Turchia, Germania e India tra i principali fornitori). Esprime un moderato ottimismo anche Matteo Cavelli, presidente della Federazione italiani industriali dei tessilivari, secondo il quale «dopo aver subito una forte ristrutturazione negli ultimi sei-sette anni con una riduzione del 40% in termini di fatturato e di addetti, le imprese specializzate si stanno riorganizzando investendo in nuovi campionari. Il che lascia ben sperare per i prossimi mesi». Anche se continua a pesare la difficile situazione economica in Russia, con la svalutazione del rublo che penalizza i prodotti italiani (-9,8% il calo dell’export verificatosi lo scorso anno rispetto al 2014): «Su questo fronte la crisi è doppia perché le esportazioni sono calate non solo verso la Federazione, ma anche verso i paesi europei collegati ai clienti russi». Anche la situazione italiana non giova: se i consumi sono timidamente ripartiti (+1,4% nel 2016 e +1,7% nel 2017 secondo previsioni Confcommercio), sul fronte dell’edilizia e delle ristrutturazioni la ripresa stenta a vedersi. Uno scenario che ha portato le imprese specializzate a cercare nuovi sbocchi e ad allargare l’offerta, anche per rispondere a un consumatore che si è fatto più esigente rispetto al passato: «Molte aziende hanno ampliato il business a tutti i tipi di tessuti per la casa — commenta Cavelli — Altre hanno cercato nuove vie di distribuzione aprendosi alla Gdo o hanno puntato sulla particolarità del prodotto, considerato che quelli più basici arrivano già dalla Cina o dalla Turchia e che i clienti sono disposti a pagare per il design e per la creatività del Made in Italy». Qualche esempio? Tende fatte con materiali ignifughi, tovaglie in cotone antimacchia che non necessitano di lavaggio, tessuti riscaldanti o pregiati (come il velluto in seta per rivestire una poltrona), certificati dal punto di vista della salute. A riscontrare un certo successo sono poi gli accessori per la casa che utilizzano il tessuto, come i paralumi, «perché hanno più valore aggiunto, anche se ancora prodotti di nicchia». Resta infine chi ha scelto di espandersi anche al di fuori del tradizionale arredo casa, «producendo abbigliamento, tessuti per il contract e di tipo tecnico, utilizzati ad esempio per le tute dei pompieri o dei vigili del fuoco». Matteo Cavelli , presidente della Federazione tessilivari.

[/vc_column_text][vc_column_text]FONTE: Repubblica.it[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]